quarta-feira, 23 de julho de 2008

Paróquia Sagrada Família,São José dos Campos, SP, Brasil.





De 2 a 5 de julho ocorreram as atividades da Boscojovem da Paróquia Sagrada Família, em São José dos Campos, com a participação de aproximadamente 50 jovens. Foram realizadas provas-relâmpago e outras brincadeiras, além de momentos de formação com a presença do seminarista salesiano Rafael Galvão, paroquiano, que abordou sobre a questão de conviver com as diferenças. Também foram desenvolvidas atividades sociais que resultaram na arrecadação de mais de 100 quilos de alimentos e dezenas de agasalhos, que serão doados às famílias carentes da comunidade.

Fotos de foto: Andrea M. Soares.

Instituto Dom Bosco, São Paulo. Julian cobra um penalti. Junho de 2008.

quarta-feira, 9 de julho de 2008

Maria Auxiliadora.

A la Auxiliadora de Don Bosco. A auxiliadora de Dom Bosco.

150° anniversario di fondazione della Congregazione salesiana





150° anniversario di fondazione della Congregazione salesiana

Ai Confratelli salesiani della Congregazione

Oggetto: 150° anniversario di fondazione della Congregazione salesiana

Carissimi Confratelli,

appena concluso il Capitolo Generale 26°, che è stato una vera Pentecoste per tutti noi, ci troviamo a vivere ed a celebrare un nuovo evento di grazia: il 150° anniversario della fondazione della Congregazione salesiana da parte di don Bosco.

La sera del 18 dicembre 1859 all’Oratorio di San Francesco nella camera di don Bosco si radunano alcuni convenuti allo scopo di “promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell’opera degli Oratori per la gioventù abbandonata e pericolante”; così scrive don Alasonatti nel verbale di quell’incontro. A continuazione si legge nello stesso verbale: “Piacque pertanto ai Congregati di erigersi in Società o Congregazione che, avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria, si proponessero di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose di istruzione e di educazione”

Il 1859 costituisce perciò l’anno di nascita della nostra Congregazione. Desidero per questo proporre a tutti i Confratelli di vivere il 2009 come un anno di grazia, ricordando da dove veniamo, chi siamo e dove siamo diretti. Con questa celebrazione della nostra identità carismatica inizia anche il pellegrinaggio dell’urna di don Bosco in tutte le Regioni della nostra Congregazione e si apre così la preparazione al bicentenario della sua nascita nel 2015.

Questo avvenimento sarà vissuto da tutti noi come un cammino spirituale e pastorale, che inizierà con la solennità di don Bosco il 31 gennaio 2009, avrà momenti salienti il 24 giugno, giorno del suo onomastico, e il 16 agosto, giorno della sua nascita, e culminerà il 18 dicembre 2009 con la rinnovazione della professione da parte di tutti noi salesiani. Particolare riconoscenza a Maria sarà espressa il 25 maggio, solennità dell’Ausiliatrice. In questo modo ci è offerto di “ripartire da don Bosco”, Fondatore della nostra Congregazione, della Famiglia Salesiana e del vasto Movimento Salesiano.

Si tratta di prendere coscienza della nostra identità di persone consacrate, votate al primato di Dio, alla sequela di Cristo obbediente, povero e casto, pienamente disponibili allo Spirito, e proprio per questo totalmente dedicate ai giovani. È un’identità da vivere con gioia e da manifestare visibilmente nell’ardore evangelizzatore, nell’amore per la salvezza delle anime, nello slancio pastorale, che si ispirano al programma di vita di don Bosco “da mihi animas, cetera tolle”. La nostra identità si deve manifestare quindi nel fuoco della passione apostolica.

Durante l’anno 2009 troveremo tempi e modi per approfondire, meditare e pregare le Costituzioni. Esse ci indicano la via della fedeltà al carisma di don Bosco e alla nostra vocazione. Se nel corso dell’anno avremo ripercorso e riscoperto gli impegni di santificazione tracciati dalla nostra Regola di vita, allora la rinnovazione della professione del 18 dicembre sarà il frutto di un cammino di conversione e il punto di partenza di una rinnovata offerta della nostra vita a Dio per i giovani. Sono da valorizzare particolarmente la preparazione e la celebrazione della professione perpetua di quest’anno. Ci dedicheremo anche allo studio del documento del CG26 per conoscerne la lettera e per assumerne lo spirito. Il documento capitolare è il volto della Congregazione oggi.

La Congregazione salesiana è costituita fin dall’inizio da quei giovani dell’Oratorio che si sono lasciati coinvolgere dalla passione apostolica di Don Bosco e dal suo programma di vita. Il 2009 ci chiede di narrare ai giovani la storia degli inizi della Congregazione, della quale essi sono stati “confondatori” insieme a don Bosco, e ci chiede pure di coinvolgerli sempre più nell’impegno apostolico per la salvezza di altri giovani. Il coinvolgimento apostolico dei giovani è il terreno naturale in cui cresce la vocazione consacrata salesiana. Tanti giovani nel mondo, partendo dall’impegno apostolico, anche oggi si lasciano affascinare da questa vocazione. Abbiamo il coraggio di proporre ai giovani la vocazione consacrata salesiana! Mi auguro che questo sessennio, a partire di questa ricorrenza del 150° anniversario della nostra Società, sia davvero un periodo di grande fecondità vocazionale.

La Strenna del 2009 ci stimola anche a considerare il nostro compito nella Famiglia Salesiana. Nati 150 anni fa come Congregazione, siamo consapevoli che il nostro Padre non ha pensato solo a noi, ma da sempre ha voluto creare un “vasto movimento di persone che, in vari modi, operano per la salvezza della gioventù” (Cost. 5). In esso e nella Famiglia Salesiana abbiamo particolari responsabilità. Noi siamo stati pensati come evangelizzatori dei giovani e come animatori di una famiglia carismatica.

Fin d’ora nei cammini formativi e spirituali personali, comunitari e ispettoriali si potranno tenere presenti queste particolari indicazioni. Ho costituito al riguardo una Commissione, coordinata dal Consigliere per la formazione, che vi offrirà nei prossimi mesi alcuni sussidi al riguardo.

Lo Spirito di Cristo ci animi in questo cammino; Maria Ausiliatrice ci sostenga con la sua sollecitudine materna; Don Bosco sia nostro modello e interceda per noi.

Cordialmente nel Signore

Don Pascual Chávez Villanueva
Rettor Maggiore

La portata sociale dell' educazione salesiana. Pascual Chávez Villanueva.




LA PORTATA SOCIALE DELL’EDUCAZIONE SALESIANA
“Se voglio… sentire gli sbandati e i drogati, i senza lavoro e i senza speranza come fratelli, non come diversi; se voglio tradurre il cristianesimo in opere, anche sociali, e direi santamente socialiste… se voglio avere un contatto non paternalistico ma paterno, non autoritario ma autorevole, non repressivo ma comprensivo, non di comunicazione ma di comunione… ho perfettamente capito che devo rivolgermi a Don Bosco”[1].



Conosciamo le origini dell’opera salesiana. Don Bosco stesso fa la descrizione dei primi oratoriani: “L’Oratorio era composto di scalpellini, muratori, stuccatori, selciatori, quadratori e di altri che venivano da lontani paesi. Essi, non essendo pratici né di chiese né di compagni, erano esposti ai pericoli di perversione”[2]. I destinatari del carisma di Don Bosco sono dunque i giovani più bisognosi, quelli degli ambienti popolari, del mondo del lavoro. Nella sua lettera circolare “Si commosse per loro”, Don J. Vecchi attira l’attenzione sul nuovo scenario dell’impegno educativo dei salesiani: “I fattori economici, sociali e culturali stanno determinando una nuova configurazione della società. Variano dunque, almeno parzialmente, le urgenze della nostra missione: i soggetti da preferire, i messaggi evangelici da diffondere e i programmi educativi da mettere in atto”[3]. Le antiche e le nuove povertà giovanili sono un’interpellanza costante alla creatività del carisma e lo rendono attuale. Spesso la televisione offre immagini, dimensioni ed effetti della povertà, come la fame, l’esodo di migliaia di profughi vittime di conflitti etnici, discriminazioni religiose, guerre d’interesse. E ancora, l’inurbamento precario che costituisce il fenomeno dell’emarginazione urbana, l’immigrazione, il lavoro minorile, la situazione della donna, lo sfruttamento sessuale del minore, i bambini soldato, ecc. È un quadro a tinte fosche, e pur tuttavia incompleto. L’attenzione per gli “ultimi” è sempre presente all’orizzonte dei nostri progetti, intendendo per ultimi i giovani a rischio, la povertà economica, culturale e religiosa, i poveri sul piano affettivo, morale e spirituale, i sofferenti a causa della problematica familiare, i giovani che vivono al margine della società e della Chiesa[4].



La prima risposta è il lavoro educativo con questi giovani. Il carisma salesiano continua a scrivere pagine gloriose di storia mettendo in marcia vasti progetti sociali di prevenzione e di assistenza in tutti i continenti: nei campi di rifugiati, con i ragazzi di strada, nel ricupero dei bambini-soldato e dei ragazzi sfruttati sessualmente, nei molteplici programmi a favore degli emigrati. La forza educativa del Sistema Preventivo si dimostra efficace nel ricuperare ragazzi sviati e prevenire scelte peggiori quando si è già cominciato a camminare per sentieri sbagliati. Dobbiamo, però, evitare una certa “moda pauperistica”, che diventa demagogia e ci porta a parlare dei poveri, senza agire a favore dei poveri. Non è possibile educare ai valori della compassione e della solidarietà con un’ottica di soddisfatti e di potenti, e nemmeno di neutralità. Per educare alla solidarietà e alla giustizia occorrerà adottare il luogo sociale delle “vittime”. La Chiesa ha sempre visto nei poveri “un luogo teologico d’incontro con Dio”. In seguito a una lettura evangelica della realtà del continente latino-americano la conferenza di Puebla afferma “la necessità di conversione di tutta la Chiesa a un’opzione preferenziale per i poveri, in vista della loro liberazione integrale”[5].



L’accelerazione dei tempi, il ritmo vertiginoso con cui si succedono gli avvenimenti possono giungere ad anestetizzare la nostra sensibilità o quella dei giovani. Bisognerà cercare i “mezzi pedagogici adeguati” per mantenere il cuore sempre aperto al grido della vita che cerca sopravvivenza e dignità. È qui dove l’educazione deve dire la sua parola critica come strumento di analisi della realtà e per rimuovere tutto ciò che non sembra giusto. Davanti a un mondo individualista e non solidale, l’educazione deve puntare a superare l’indifferenza e a risvegliare sentimenti di interesse per la tematica sociale, agevolare la conoscenza del mondo che ci attornia e imparare a valutarlo criticamente e a sentirsi responsabile e protagonista di quanto avviene, partecipando all’elaborazione di risposte che superino il ricorso alla violenza. La povertà e l’emarginazione non sono un fenomeno solo economico, bensì una realtà che riguarda la coscienza e una sfida alla mentalità della società. Per questo l’educazione morale e il lavoro pedagogico si presentano come qualcosa di veramente urgente nei confronti di una società in cui i grandi problemi dell’umanità e i princìpi che regolano i rapporti tra persone e Paesi, e con l’ambiente naturale, richiedono nuovi orientamenti etici e morali, più ancora che soluzioni tecniche e scientifiche.



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[1] ITALO ALIGHIERO CHIUSANO

[2] “Memorie dell’Oratorio di San Francesco di Sales.”, SEI, Torino, 1946, p. 129 [Seconda decade, 13°].

[3] J.E.VECCHI, ACG 359, p.5 [“Si commosse per loro”]

[4] Cfr. “El proyecto de vida de los Salesianos de Don Bosco”, Roma 1986, p.313-315

[5] Documento di Puebla, nn.1134-1165